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Comune di Mentana

Il territorio

Mentana Centro e Casali

 

Arrivati a Mentana si affronta un duplice viaggio: quello geografico, che ci porta a ripercorrere i luoghi fisici del paese; e quello storico, che si snoda su tre tappe fondamentali della storia della nostra cittadina: la nascita nel periodo Antico, l’arrivo di Carlo Magno nel Medioevo, la battaglia di Mentana durante il Risorgimento. Il viaggio nel tempo inizia probabilmente già prima dell’epoca Romana.

Numerosi reperti archeologici testimoniano la presenza di aggregati umani nei territori di Nomentum già prima della fondazione di Roma, tanto che Virgilio nell’Eneide mitizza la nascita della città attribuendole la fondazione da parte di Silvio Latino, discendente di Enea. Ciò dimostra che ai tempi di Virgilio Nomentum doveva già essere abbastanza famosa e conosciuta. (Virgilio, Eneide VII, 706-716). L’antica Nomentum sorgeva in un luogo differente da quello odierno. Il centro abitato di epoca Romana era collocato in località oggi denominata Montedoro, nella frazione di Casali di Mentana.

Le prime attestazioni dell’esistenza di Mentana risalgono almeno al VI secolo a.C. Oltre il centro abitato il territorio di Nomentum vide l’edificazione di numerose ville romane, tra cui quelle appartenute a Seneca e Marziale, letterati latini che ne fanno menzione nelle loro opere, e quella di Agrippina, chiamata oggi di Greppe. Anche durante il periodo medievale la storia di Mentana annota avvenimenti importanti. Il più famoso rimane l’arrivo di Carlo Magno e il suo incontro con papa Leone III.

Il 23 Novembre del 799, un mese prima dell’incoronazione che il re dei franchi ricevette dal Papa nella Basilica di San Pietro a Roma, venne suggellato a Mentana l’accordo storico per cui Carlo Magno in cambio di alcuni territori concessi definitivamente alla giurisdizione ecclesiastica riceveva il titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero.

Durante il medioevo avviene pure lo spostamento della città dal suo originale sito verso l’attuale localizzazione; rimane da stabilire se questo sia avvenuto in seguito alla distruzione della città da parte del re longobardo Liutprando all’inizio dell’ VIII secolo o, più tardi, durante l’XI secolo.

Saltando direttamente all’epoca Risorgimentale ci imbattiamo nel terzo momento culminante della storia di Mentana.
Garibaldi e le sue truppe si scontrarono con quelle franco-pontificie in località Vigna Santucci fino ad arrivare alle porte del centro abitato, nella zona dove attualmente troviamo il Monumento ai caduti. Il 3 Novembre 1867 mentre Garibaldi tentava l’ennesimo assalto a Roma per riunire tutto il territorio nazionale, i suoi uomini furono sorpresi dalle truppe papaline a Mentana. Inizialmente le Camicie Rosse non si fecero sopraffare dal nemico, fin quando non intervenne in aiuto dei pontifici l’esercito francese, che grazie ai fucili a retrocarica Chassepot di nuova generazione, che potevano sparare fino a tre colpi prima di essere ricaricati, sconfisse le truppe garibaldine (Il comandante generale francese affermò: ”Gli Chassepots facevano miracoli”).

Dal viaggio storico passiamo a quello fisico che inizia, per chi venisse da Roma, dalla via Nomentana. Prima ancora di raggiungere il centro abitato incontriamo la folta vegetazione del Parco Trentani. Oltre alle bellezze naturali e al paesaggio splendido fatto di bosco e profonde vallate, all’interno del parco possiamo scorgere numerose presenze archeologiche. Molte di queste sono i resti di antiche ville di età romana o di strade di collegamento tra la Nomentana e la Salaria.

Proseguendo per via Nomentana entriamo nell’abitato di Casali ( frazione di Mentana), dove giacciono i resti dell’Antica Nomentum. In località denominata Montedoro sorgeva il centro dell’antica città. Non rimane molto di questa, ma si possono ancora ammirare i numerosi materiali di spoglio utilizzati nell’edificazione dell’attuale borgo medievale.

Continuando il percorso verso Mentana prima di uscire da Casali, possiamo notare il casale di Vigna Santucci, che a tutt’oggi mostra le cicatrici impresse sui suoi muri dai proiettili della Battaglia Garibaldina.

Nel centro di Mentana sono due i punti in cui si riuniscono i luoghi di maggiore interesse storico/ culturale: il centro storico e il complesso monumentale. Nel centro storico troviamo il castello, la chiesa di S. Nicola, la sede della biblioteca ( palazzo Crescenzio), e il Museo delle Maschere Teatrali e del Teatro dei Burattini. L’edificio principale del centro storico è palazzo Borghese. Questo fu edificato dagli Orsini nel 1400, ma l’attuale aspetto è il frutto di numerosi interventi avvenuti negli anni a seguire. Esternamente si affaccia sia su piazza Borghese con un ampio porticato d’accesso, sia sulla sottostante piazza San Nicola dalla quale si può ammirare tutta la maestosità del palazzo con il suo imponente portale bugnato sormontato da un ampio loggiato di epoca rinascimentale.

Entrando, poi, nel Palazzo Borghese, transitando attraverso l’omonima piazza, troviamo quello che un tempo era il salone di rappresentanza, dove possiamo ammirare ancora il grande camino; non possiamo però più ammirare le pareti affrescate o, meglio, possiamo farlo solo in parte: infatti le pareti dipinte, nel migliore dei casi, sono state coperte nel corso dei secoli dagli intonaci dei lavori di ristrutturazione, quando non sono state aggredite dagli scalpelli o non sono state attaccate dall’umidità.

Dalla stessa piazza San Nicola abbiamo accesso alla Chiesa di San Nicola. Questa fu edificata nel XIII secolo, ma prese il posto della precedente che fu distrutta. Molto probabilmente questa chiesa era prima dedicata a San Sebastiano, come testimonia l’immagine del Santo affrescata in ovale sopra il portale d’ingresso. All’interno , sopra un altare ubicato a sinistra, troviamo raffigurata una “ Madonna con Bambino” risalente al XVIII secolo, che con ogni probabilità si sovrappone ad un’immagine del XIII secolo raffigurante San Sebastiano.

All’interno di Palazzo Crescenzio, palazzo edificato nel IX secolo dalla famiglia dei Crescenzi, ha sede la biblioteca comunale. Questa oltre a mettere a disposizione del pubblico un grande numero di testi, conserva un archivio storico del Comune di Mentana, con documenti antichi.

Poco distante dal centro storico scorgiamo l’area dove nasce il complesso Monumentale. Questo si compone di due luoghi commemorativi: l’Ara Ossario, monumento nazionale, e il Museo Garibaldino. Inoltre nella stessa area, nell’edificio adiacente, vi è ospitato il Museo di Scienze Naturali.
Il Monumento ai caduti fu edificato nel 1877, a ricordare la già citata Battaglia, proprio sull’area dove avvennero i combattimenti. Il 3 novembre 1889 l’ara ossario divenne il simbolo dello stemma del Comune di Mentana. Invece l’edificio del Museo Garibaldino fu costruito dal comune nel 1885. All’interno possiamo trovare numerosi cimeli, sia della battaglia, come i mitici fucili Chassepot o le divise dei garibaldini, sia foto o documenti dell’epoca.

Qui si chiude il nostro duplice viaggio a Mentana. Un viaggio che, seppur superficialmente e sicuramente dovendo tralasciare molte delle bellezze del paese, ci da la possibilità di orientarci all’interno dello spazio e del tempo Mentanese, in quei luoghi e tempi che hanno visto personaggi immortali e accadimenti memorabili.

(Lavoro di ricerca di Marco Benedetti, che si è avvalso degli studi di chi prima di lui ha amato la storia e il territorio Mentanese, primo fra tutti il caro amico Roberto Tomassini)


Castelchiodato (frazione di Mentana)

Il nome deriva dall’antica denominazione di Castrum Deodati

Alcuni studiosi collocano nelle sue vicinanze Ameriola, una arcaica città che, inclusa nel territorio sabino, fu soggiogata d al re romano Tarquinio Prisco che sconfisse ed assoggettò le popolazioni della Sabina. Annessa a Roma ne seguì le sorti; subì quindi anche le varie invasioni barbariche da quelle dei Goti fino a quelle dei Longobardi. Tra il IX ed X secolo il territorio dovette anche essere devastata dai Saraceni, costringendo gli abitanti a ripararsi nelle colline vicine.

Video – La storia di Castelchiodato raccontata dal prof. L. Cantagalli

Troviamo notizie su Castelchiodato nel periodo dell’incastellamento che si verificò nei centri nei pressi di Roma tra il 1260 ed il 1280; nel 1276 furono infatti fondati i castelli di Castiglione di Palombara, di Cretone e di Castelchiodato. Il 30 settembre 1276 Deodatus de Cretone acquistò il castello che dominava sul passo della Fiora (castrum Podii de Flora). Al potere dei monasteri e dei signori locali subentrò e si rafforzò nella zona quello dei Savelli. Il 17 giugno 1278 Giacomo e Pandolfo Savelli vendettero al cardinale Giacomo Savelli (il futuro papa Onorio IV) il castello di Palombara nei cui confini troviamo citata la tenuta del Signor Deodato di Cretone (tenimentum castrorum Domini Deodati de Cretone) di cui faceva parte il castello di Cretone e di Castelchiodato.

Nella visita pastorale, effettuata nel 1343 dal vicario generale del cardinale vescovo di Sabina Pietro Ispano, si attesta che il vicario, dopo Cretone, visitò la chiesa di Castelchiodato (Item accessit et visitavit ecclesiam castri Deodati ).

Nel secolo XV il potere dei Savelli era ormai ben consolidato in questa zona pedemontana della Sabina compresa Palombara, Cretone, Stazzano e Castelchiodato. Il giorno 11 settembre 1445 infatti nel suo testamento Giovanni Battista Savelli lasciò in eredità al figlio Jacopo ben 15 castelli compresi quelli succitati. Il possesso non fu però sempre pacifico considerato il contrasto coi vicini possedimenti degli Orsini, con personaggi della curia e con i papi che si facevano sostenitori di altre famiglie potenti Nel 1463 Jacopo perdette il possesso di Castelchiodato per contrasti con la Chiesa; gli fu però restituito due anni dopo come risulta dalla bolla emanata da papa Paolo II il giorno 11 maggio 1465.

L’8 gennaio 1509 Troilo Savelli spartì col fratello Giacomo i feudi tenendo per sé quelli di Castelchiodato, Cantalupo, Montasola, Poggio Moiano ed Aspra Sabina. Il potere feudale dei Savelli proseguì con alterne vicende fino al secolo XVII.

Nella relazione, datata 24 aprile 1632, della visita ad limina del cardinale vescovo di Sabina Scipione Borghese Rospigliosi si affermava, tra l’altro, che Casteldeodato era sotto il dominio del principe Savelli; vi era la chiesa di S. Margherita che accoglieva per le pratiche religiose 24 famiglie per complessivi 95 abitanti. Solo cinque anni dopo però assistiamo al tramonto del potere feudale dei Savelli: Palombara e Stazzano furono cedute al principe Borghese. Il 26 aprile 1656 anche i castelli di Cretone e Castelchiodato furono venduti da Fabrizio e Giulio Savelli al principe Marcantonio Borghese per 100.000 scudi. Una svolta decisiva alle vicende della zona si ebbero con le vicende della rivoluzione francese e nel periodo della Restaurazione a seguito delle riforme dello Stato Pontificio promosse dall’azione illuminata del cardinale Ercole Consalvi. Questi con motu proprio del 16 luglio 1816 istituì tra l’altro i Comuni che erano governati da Consigli Comunali. Questi per la prima volta erano nominati dal cardinale legato tra i professionisti, il clero, i possidenti, i negozianti e gli uomini di lettere; essi poi in seguito ogni anno rinnovavano 1/5 dei loro membri. D a un elenco di nomi proposti dai Consigli i delegati sceglievano le Magistrature Municipali che si componevano di 4 o 6 anziani e di un gonfaloniere (nelle città) o priore (nei paesi).

Nel 1817 Castelchiodato, in sede di applicazione della riforma, venne aggregato al comune di Palombara. La situazione di inclusione nel territorio di Palombara perdurò anche con il completamento dell’unità d’Italia. Il 2 novembre 1893 la popolazione di Castelchiodato avanzò richiesta al Consiglio Provinciale di poter essere scorporata dal comune di Palombara e di entrare a far parte di quello di Mentana. Il 12 novembre 1895 con regio decreto n. 67 viene decisa l’aggregazione di Castelchiodato al Comune di Mentana e dal 1 gennaio 1896 si realizzò quanto approvato. Castelchiodato è frazione del Comune di Mentana da quindi circa 121 anni. L’evento è ricordato in una lapide affissa nel centro storico di Castelchiodato e di cui si riporta l’immagine:

PER VOLONTA’ DEI CITTADINI

PERDECRETO DI SUA MAESTA’

UMBERTO I RE D’ITALIA

AUSPICE FRANCESCO BROCCHIERI

IL GIORNO 1 GENNAIO 1896

QUESTA BORGATA SI AGGREGAVA

ALLA STORICA MENTANA

CUI GIA’ DA SECOLI LA UNIVANO VINCOLI

DI GRATITUDINE E DI AMORE

Testo gentilmente fornito dal Prof. Lucio Cantagalli